Ceceni e il Caucaso tra Isis, Ucraina e Putin

Lo Stato islamico non è solo un problema siriano, mediorientale o di terrorismo internazionale, è anche un incubo per la Russia di Putin. Molti  osservatori hanno notato la partecipazione attiva dei ribelli del Caucaso, compresi ceceni, circassi, e daghestani in diversi teatri come l’Iraq e l’Afghanistan, la loro presenza è stata notata anche in Siria. Nei primi tempi della guerra civile siriana ce n’erano relativamente pochi. Recentemente, tuttavia, questo numero è cresciuto al punto in cui essi sono una forza significativa nel panorama degli insorti. Un ceceno, Umar Shishani, è segnalato per essere uno dei più stretti collaboratori del Leader dell’Isis : Abu Bakr di al-Baghdadi.  A fine 2013 il gruppo  Jaish al-Muhajireen wal Ansar o “Esercito di Emigranti e Sostenitori”, un gruppo caucasico prevalentemente del Nord, e molti dei suoi sostenitori hanno giurato fedeltà ad al-Baghdadi Il gruppo sta rapidamente diventando una delle più grandi fazioni all’interno di ISIS.
In Occidente, intanto si guarda la guerra in Ucraina semplicemente come una battaglia tra i russi e il governo ucraino. Ma la verità sul territorio è molto più complessa, in particolare quando parliamo di battaglioni di volontari che combattono dalla parte dell’Ucraina.Come ad esempio il battaglione Dudayev, dal nome del primo presidente della Cecenia, Džokhar Dudaev, e fondata da Isa Munayev, un comandante ceceno che ha combattuto in due guerre contro la Russia.

jihadista ceceno

Pugnale Jihadista di  ceceno

L’Ucraina sta diventando un importante punto di sosta per l’ISIS e i gruppi Ceceni. In Ucraina, è possibile acquistare un passaporto e una nuova identità. Per $ 15.000, un combattente riceve un nuovo nome e un documento legale che attesta la cittadinanza ucraina. Ucraina non fa parte dell’Unione europea, ma è un percorso facile per l’immigrazione verso l’Occidente. Gli ucraini hanno poche difficoltà per ottenere i visti dalla vicina Polonia, dove possono lavorare nei cantieri edili e nei ristoranti, riempiendo il vuoto lasciato dai milioni di polacchi che hanno lasciato la propria terra in cerca di lavoro nel Regno Unito e in Germania.È anche possibile fare affari in Ucraina, che non sono del tutto legali. È possibile guadagnare denaro facile per Jihadisti che combattono : Ceceni sia in Siria che in Afghanistan. È possibile “legalmente” acquisire armi non registrate per combattere i russi, e poi esportarli corrompendo i doganieri ucraini.

jihadisti ceceni

Il leader dei Ucraini Yarosh con un comandante dell’ISIS in Ucraina Foto di Dmytriy Kovalevich

Le implicazioni di sicurezza di questa situazione per la Russia sono molto gravi dato che i ribelli Ceceni e caucasici alleandosi con l’Isis stanno creando un fronte comune. Quando la lotta in Cecenia è scemata, molti insorti sono andati all’estero, all’inizio in Afghanistan e Iraq, ma più di recente la Siria è diventata la prima destinazione a causa della guerra civile entrata un spirale fuori controllo. Ora i ribelli ceceni hanno una nuova opportunità di allenarsi e di operare con impunità – un’opportunità che certamente non hanno a casa loro
Questo fenomeno mette in evidenza una nuova importante caratteristica delle insurrezioni moderne: il rifugio non contiguo. L’esistenza di una zona di rifugio è una delle chiavi del successo di una rivolta, fornendo un luogo dove gli insorti possono riposare, riarmarsi, e addestrarsi, prima di tornare a condurre attacchi. Mentre i conflitti in Iraq e Afghanistan offrono l’opportunità di imparare da altri ribelli ad acquisire una preziosa esperienza operativa, i recenti successi territoriali di ISIS hanno  dato ai ribelli caucasici un importante rifugio, sia pure atipico. Storicamente, il rifugio degli insorti tende ad essere territorialmente contiguo. Questo invece non lo è.
La Russia può sostenere il regime di Assad politicamente e militarmente, ma c’è poco che può fare per negare rifugio ai ribelli del Caucaso. E ‘ovvio che, se ISIS sopravvive alla reazione della comunità internazionale, i ceceni torneranno a casa con alleati pesanti.
Avendo la medesima ideologia, cioè  di creare un califfato globale, i ribelli del Caucaso hanno dato significativi contributi finanziari e militari alla causa ISIS ed è molto probabile che a tempo debito saranno ricambiati. In diversi comunicati stampa recenti, i membri dell’ Isis, caucasici e non caucasici, hanno promesso di tornare nel Caucaso. In un comunicato, con immagini in diretta e con cameraman e speakers di lingua russa (probabilmente caucasici), i combattenti si sono già rivolti direttamente al presidente russo Vladimir Putin, minacciando di liberare la Cecenia e il Caucaso.

Un pensiero su “Ceceni e il Caucaso tra Isis, Ucraina e Putin

  1. Propaganda a parte – sempre presente – la campagna militare russa in Siria ha un doppio fine subdolo e oggettivamente astuto: esportare il conflitto per levarselo dai piedi. Anziché combattere in casa propria i pazzoidi wahhabiti, hanno trovato comodo lasciarli andare a combinare guai in Medio Oriente per poi ingaggiarli laggiù. Una strategia brillante ed efficace; poco generosa con i siriani però, che hanno avuto il dubbio onore di ospitare nientemeno che la terza guerra cecena in incognito.

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