Educazione alla relazione digitale per i ragazzi. E’ arrivato il momento di iniziare

In pochi giorni sono accaduti due episodi che fanno riflettere sulla deriva che stanno prendendo le nuove generazioni sulla socializzazione e l’interattività con Smartphone e i social.
Il primo riguarda una ragazza di 16 anni che si trova ad avere un rapporto con un uomo di 21 anni in un bagno pubblico di un locale. Si trova non solo in una situazione inadeguata, ma come aggravante viene filmata da due cellulari e le immagini condivise in rete. Nel secondo caso due ragazze sedicenni pianificano il pestaggio di una dodicenne facendo in modo che una sia a filmare e commentare e l’altra infierisca con calci, pugni e morsi sulla vittima.bullismo_ragazzaR439_thumb400x275
Il fatto che questi due episodi siano avvenuti a poca distanza temporale l’uno dall’altro non determina la gravità o la valenza. Sono solo l’indicazione della pericolosa tendenza dei comportamenti adolescenziali negli ultimi anni. Sono ambedue delle degenerazioni dei rapporti in cui subentrano i meccanismi della ‘tecnologia’ che ai loro occhi legittimano le azioni compiute, al punto da volerle mostrare.
Forse è giunto anche il momento di chiedersi se non si debba cominciare ad educare alla relazione digitale insegnando loro, uso, modalità, rischi degli strumenti di condivisione. Per anni li abbiamo dotati di strumenti per comunicare,sempre più evoluti chi pensando di liberarli, dare opportunità di conoscenza, chi per difenderli da un senso di inadeguadezza sociale e di casta. I ragazzi, non avendo uma conoscenza preventiva, anzi essendo rafforzati nel loro agire da adulti che magnificavano la loro perizia informatica, come fossero scienziati astrofisici, li hanno usati nel modo più primordiale possibile, adattandoli alla loro non conoscenza, usando solo alcune applicazioni: quelle che servono ad apparire nei ‘social’. Per la scelta di uno smartphone chiedono un modello, un marchio, che valga uno status sociale. E la produzione degli smartphone degli ultimi anni ha indirizzato le campagne pubblicitarie proprio in questa direzione: colori, design e riconoscibilità sociale. Potrebbe essere con le caratteristiche migliori del mondo ma se non ha il brand è un oggetto da non mostrare, di cui quasi vergognarsi. L’unica attenzione di livello tecnico è rivolta alla risoluzione delle ottiche. Sono loro che servono a farti esistere. Fanno sì che si appaia in alta definizione, come in un programma televisivo. Ed ecco che si mostrano in pose in cui vogliono dimostrare la loro negazione della società. Ma tutti loro utilizzano le stesse pose deformi, con il collo rivolto verso la fotocamera alta, occhi strabuzzati e smorfia o lingua fuori nei selfie,vengono così omologati e scompaiono come individui. Come anche da parte dei maschi, con l’atteggiamento da rapper nero, braccia conserte, gomiti alti e sguardo torvo, messi spalla contro spalla. E le ragazze guancia contro guancia con il bacio pronto ad essere mandato. Per loro,adolescenti, questo è il format della vita contemporanea. Si è sicuri, adeguati ed accettati solo riconoscendosi in quegli atteggiamenti. Fino a quando alcuni, i più ribelli, quelli che hanno dentro la rabbia del vivere, scoprono di avere un limite, di non essere esplosivi, di non avere abbastanza like, follower e condivisioni, il metro della supremazia sugli altri.getimg.php

Il traguardo è abbattere il limite in cui si sentono costretti. Allora si condivide solo il negativo. Essere o apparire drunked, pestare, distruggere sono cose che alzano l’asticella del riconoscimento. Farsi riprendere mentre si beve tra urla una birra in 10 secondi è socialmente più rilevante che affermare di non essersi mai ubriacati. Allora bisogna documentare il proprio eccesso, il momento intimo e personale che prima era un tabù estremo, documentare l’idiozia e renderla visibile. Fare tutto quello che si può per essere considerati pazzi, strani, diventare un cattivo elemento. Tutto questo genera il cyberbullismo, la condivisione del proprio corpo e dei comportamenti forzatamente antisociali.

Educare alla relazione digitale servirebbe a far capire come comportarsi in maniera adeguata, rispettando la personalità propria ed altrui. Inoltre alfabetizzare informaticamente i ragazzi serve ad incanalare questa energia nelle arti, nella tecnica, Su tutto quello che ci circonda, il riconoscimento potrebbe essere diverso, più positivo. meno aggressivo. Imparando asfruttare tutto il proprio talento, a rendere il negativo positivo e soprattutto condivisione, informazione e cooperazione.

Bisogna parlare ai ragazzi di cosa significa essere effettivamente una generazione digitale che sfrutta le opportunità, per non rimanerre oppressi dalla tecnologia come schiavi inconsapevoli.

Un pensiero su “Educazione alla relazione digitale per i ragazzi. E’ arrivato il momento di iniziare

  1. L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
    Alessandro Greco è il redattore e l’autore di questo blog. Siamo stati compagni di liceo, Alessandro, mia moglie Antonella, io, dal 1977 al 1982. Abbiamo in comune l’amore per l’educazione, la musica,la fede, e chissà quante altre cose scopriremo assieme negli anni di amicizia che il Signore vorrà ancora donarci.

    "Mi piace"

Lascia un commento