E’ ora di ricominciare a parlare

Ricomincio a scrivere perchè Camara Fantamadi è morto. Gli ultimi tre giorni della sua vita li ha passati a zappare quei campi che fanno parte della filiera economica del nostro paese. Con quei colpi sul terreno ci nutriva, generava ricchezza per chi produce, per chi vende, ma forse non per lui. Aveva detto di essere stanco ai suoi compagni di lavoro, che gli avevano consigliato di fermarsi: ”Camarà fermati. Devi tornare indietro, il viaggio è lungo”. Camara, per tornare a casa a Tuturano, frazione del comune di Brindisi, doveva percorrere dieci chilometri. Un tratto di strada che a 27 anni può essere considerato non impossibile da fare, anche se ci si sente troppo stanchi. Comincia a pedalare e mi piace immaginare che fosse felice di quei pochi spiccioli guadagnati. Solo 5 euro l’ora, ma se il lavoro dura 8 o 10 ore parliamo di 40 o 50 euro. Camarà è di Sybi, a una quarantina di chilometri da Bamako, la capitale maliana. Lì con 50 euro compri dieci chilogrammi di riso, dieci di patate, dieci di cipolle, cinque di pollo e cinque litri di latte, quanto basta per far mangiare sei persone per sette giorni. Solo numeri. Ma è per quei numeri che tre anni prima era sbarcato in Puglia, proprio per lavorare come bracciante stagionale. Aveva raggiunto l’Italia non con un aereo, come accaduto recentemente ai braccianti fatti arrivare dal Marocco dagli imprenditori piacentini per raccogliere pomodori, ma aveva seguito il modo canonico dell’immigrato. Si era imbarcato insieme ad altri uomini, tutti pronti a provare a cambiare il destino di una vita che era stata troppo avara. Camara qui non era solo, c’è anche il fratello Abdullah, con cui viveva a Tuturano e che aveva fatto il viaggio qualche anno prima. Lo aveva chiamato e lo aveva voluto vicino. Forse per dare una speranza in più alla loro famiglia, ma questo potrebbe essere solo il retropensiero di chi vuole raccontare quelle vite che in pochi possono comprendere e in molti hanno la pretesa di sapere. La cronaca è l’unica cosa certa. A circa metà del percorso di ritorno sulla strada provinciale 43, che collega Brindisi a Tuturano, Fantamadi si ferma, si appoggia ad un muretto e perde i sensi. Un automobilista di passaggio lo nota, si ferma, ma ogni soccorso è inutile. Stavolta Camara può tornare nel suo paese, in Mali, dai suoi genitori, basta solo pagare le spese: intorno ai quattromila euro. Drissa Kone, presidente della comunità africana di Brindisi e provincia, ha annunciato che la raccolta fondi per il rimpatrio della salma ha raggiunto la somma di 20.797 euro e i soldi in più andranno alla famiglia. Stavolta Camara riuscirà a tornare a casa in aereo.

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 Una occasione per raccontare, a chi non conosce, l’operazione: Operação Lava Jato

Oggi va in onda sul canale Netflix la serie in 8 puntate di “The Mechanism” lo scandalo più grande della storia brasiliana. Netflix, che già aveva realizzato il film biografico su Pablo Escobar, “Narcos”. Si occupa ora di raccontare l’operação Lava Jato dove le somme di denaro coinvolte,  forse non sono state ai livelli di Escobar, ma i miliardi persi per i servizi pubblici di quel paese , significano che questa truffa ha causato danni, su una scala paragonabile alle attività del signore della droga.

“Una volta stabilito il meccanismo, solo i corrotti possono prenderne parte”, afferma José Padilha, scrittore e regista brasiliano di The Mechanism. “Se sei un politico onesto sei condannato. L’uomo d’affari onesto non otterrà alcun contratto. Ci sono solo truffatori. ”

 L’operazione: Operação Lava Jato o in italiano: Operazione Autolavaggio è un’operazione della polizia federale del Brasile iniziata il 17 marzo 2014 e ancora in corso per portare alla luce un sistema di tangenti all’interno dell’azienda petrolifera statale Petrobras grazie alla dichiarazioni del pentito Alberto Youssef. Un giro di tangenti del valore di 10.000 milioni di real brasiliani. Secondo le forze dell’ordine è la più grande operazione anti-corruzione nella storia del Brasile. Il costo per le casse statali brasiliane poteva essere sufficiente a coprire gli stipendi di oltre un milione di infermieri o a fornire un anno di istruzione per oltre 17 milioni di bambini.

 

 

 Negli anni ’80, Alberto Youssef era, insieme a una sorella maggiore, un contrabbandiere di whisky e prodotti elettronici dal Paraguay al Brasile. Si racconta che una volta, mentre veniva inseguito dalla polizia, seminava per la strada videoregistratori che cadevano dal pick-up che stava guidando. Pochi avrebbero immaginato che questo personaggio quasi comico sarebbe diventato un giorno un perno chiave in quello che è stato definito la più grande operazione anti-corruzione nella storia del Brasile

 La polizia ha iniziato a scoprire la portata dello scandalo dell’autolavaggio nel 2013, quando si sono insospettiti per la mole di denaro che passava per l’ufficio di cambio in un’umile stazione di servizio nella capitale brasiliana. Ciò ha portato all’arresto di Youssef, che a sua volta ha portato a ulteriori arresti. Ben presto divenne chiaro che questa non era una normale operazione di riciclaggio di denaro. La polizia era incappata in un racket che avrebbe coinvolto almeno 28 grandi aziende e 20 partiti politici, con oltre 100 condanne. Tra l’elenco degli indagati risultarono molti esponenti dell’élite politica brasiliana, tra cui due presidenti.

 L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è stato condannato a più di 12 anni, dopo che è emerso che ha preso tangenti per aiutare una società di costruzioni a stipulare contratti con Petrobras. Lula dice che il caso è stato politicamente montato e rimane libero in attesa di appello. Ma una recente sentenza di un tribunale federale, tuttavia, potrebbe mandarlo dietro le sbarre, anche mentre il caso viene esaminato dalla Corte Suprema.

 L’attuale presidente Michel Temer è stato anche al centro delle indagini sulla corruzione, relative ad un accordo per servizi operativi al Porto di Santos, il più grande porto per container dell’America Latina. Il Congresso ha bloccato per due volte un processo per corruzione verso Temer, e lui continua a negare il fondamento delle accuse.

 La frode ruotava attorno a Petrobras, la compagnia petrolifera statale del Brasile. Invece di assegnare ingenti contratti per progetti di costruzione, piattaforme petrolifere, spedizioni e così via in modo normale, i lavori venivano assegnati ad un cartello di aziende in modo preordinato. Petrobras, avrebbe pagato le società in eccesso di almeno il 3%.  Con quel denaro in più, gli amministratori responsabili dell’assegnazione dei contratti, avrebbero intascato una parte del denaro e consegnato il resto ai politici, che li avevano nominati. I soldi in seguito andavano alle campagne dei partiti politici del Brasile e fornendo fondi, finalizzati a tenere coese coalizioni governative altrimenti instabili.

 Il risultato e stato un racket di sorprendente complessità e scala in cui tutti hanno preso una parte. Le tangenti venivano sotto forma di denaro, opere d’arte, aerei e yacht; società anonime di proprietà in paradisi fiscali e conti bancari stranieri hanno contribuito a riciclare il tutto. Un dirigente di Petrobras, da solo,ha canalizzato 20 milioni di euro per le banche di Monaco da conti nelle Bahamas, da Panama ed altrove.

 Questo “meccanismo” funzionava ininterrottamente in Brasile da almeno 12 anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

La vittoria e la sconfitta

Dopo un po di tempo, si ritorna, con un pensierino a sfondo moralecologico, per ricordare che il profitto spesso non crea un mondo sostenibile e che i costi e i ricavi non si calcolano sui grafici, ma nella vita che siamo in grado di offrire ai nostri figli. Chi ricorda la superpetroliera Exxon Valdez, di proprietà e gestita dalla Exxon Corporation? Si stima che il 24 marzo 1989 circa 40 milioni di litri di petrolio si siano riversati nell’acqua dell’Alaska. In seguito La Exxon è stata condannata dal National Transportation Safety Board e all’inizio del 1991 ed ha accettato sotto la pressione di gruppi ambientalisti di pagare una sanzione di $ 100 milioni e fornire $ 1 miliardo in un periodo di 10 anni per il costo della pulizia. Tuttavia, nel corso dell’anno, sia Alaska che Exxon hanno respinto l’accordo, e nell’ottobre 1991 il colosso del petrolio ha risolto la questione pagando $ 25 milioni, meno del 4 per cento degli aiuti di pulizia promessi dalla Exxon all’inizio di quell’anno. In questa storia tutti hanno perso. Sono passati più di 25 anni e nel mondo continuiamo a vincere o perdere solo in base al conto economico, senza curarci se vinciamo o perdiamo la possibilità di avere un posto dove vivere.

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Bambini in guerra

Due notizie di questi giorni, ci hanno riportato in mente come i bambini e le armi siano un’idea , purtroppo, non più così lontana dalla nostra società “civile”.  Vittorio Zucconi, in un articolo di ieri, in D di Repubblica, ci ha ricordato che in Florida è in corso da anni una guerra tra gang di minorenni che ha portato negli ultimi 10 anni 316 morti tra i bambini giovani e ragazzi e che in 20 milioni di famiglie negli Usa c’è un arma .Ormai tutti sanno a Miami, che questa è una vera guerra, che ha portato il 29 dicembre 2016, all’uccisione di un bambino di 8 anni, non compreso in questi dati, come vendetta di un altro omicidio.03-13-childrenkilled

Queste vendette stanno generando una generazione di bambini ,ragazzi e uomini pronti ad impugnare un’arma. Inoltre c’è da considerare come le armi siano oramai passate, grazie ad un libero mercato, in mano ai ragazzi. Una sorta di reclutamento di stato per fini commerciali, che sta portando conseguenze, forse troppo sottovalutate e che certo ,con la nuova presidenza di Donald Trump, non vedrà sicuramente il fenomeno regredire.

Anche  Roberto Saviano, in articolo in merito alla mancata strage al Mercato della Duchesca del 4 gennaio scorso a Napoli ,dove è rimasta ferita una bambina di 10 anni, racconta come dietro questo episodio, ci sono storie di famiglie che vivono una quotidianeità di guerra. Si può scegliere di ignorare queste vicende o, invece, avere il coraggio di fissare questo abisso. Ci racconta di come non ci sia via di scampo per i giovani di camorra, come  la storia di due fratelli protagonisti dello scontro tra il clan Mazzarella e “La paranza dei bambini”: questo il nome con il quale è stato identificato il clan dei criminali, ragazzi di età compresa tra i 15 e i 25 anni, che ha seminato il terrore lungo le strade di Napoli, operando atti di criminalità in particolare a Forcella e nel Centro Storico della città. Molti di questi ragazzi, vengono assoldati dalla criminalità per poter diventare i nuovi soldati delle organizzazioni criminali. Spesso si pensa ai bambini soldato nelle guerre africane, in guerre dichiarate e li si ritiene, un fenomeno a noi lontano, a cui non sia necessario porre attenzione, se non quella “dovuta”. In realtà vediamo come la cronaca di questo inizio d’anno,in Italia e negli Stati Uniti, ci riporti come questo fenomeno sia di stringente attualità.

Adolescenza di un adolescente

Cominciano le scuole. I ragazzi delle medie e delle superiori cominceranno a riaffollare gli autobus e le strade. Li guarderemo e giudicheremo. E oggi Giulia , una di loro, ci fà un regalo. Ci aiuta a scoprire un luogo che ,per noi adulti risulta oscuro, incompresibile e che crea in molti genitori tanta frustrazione. Non capita spesso che un adolescente ci regali il proprio mondo, che lo descriva con sensibilità, che ci racconti stati d’animo le aspirazioni. Leggendo queste parole trovermo  una strada che forse potremmo percorrere .Smettiamo di guardarli da censori, aiutiamoli con la fiducia e quel senso di benevolezza di cui hanno bisogno per affrontare le sfide della vita.

Una lettura da fare più volte, per entrare in quel mondo . Una letture da fare quando non si comprendono  i propri figli, per aiutarci ad accoglierli ed aiutarli.

adolescenza

L’adolescenza è l’età che precede la maturità e cioè il diventare adulti, quindi è l’intervallo di tempo che va dalla fine delle scuole medie al quinto superiore.

È un periodo in cui si fanno molte esperienze, ma non tutte sono positive. Si pensa di poter fare le stesse cose dei grandi, di essere responsabili di sé stessi e di non avere più il bisogno di ascoltare i genitori nelle decisioni personali.

La pubertà per me presenta due facce: quella con le esperienze positive e quella con le esperienze meno. I lati positivi dell’adolescenza, secondo me, sono: fare nuove esperienze e nuovi incontri, stare insieme agli altri, provare ciò che ci incuriosisce usando la testa e anche vivere l’amore nell’età più bella. Cupido scocca le sue frecce in questo periodo: ci si trucca e ci si veste bene per piacere a qualcuno, ma si indossano delle maschere fasulle che coprono il nostro “io” interiore perché si ha paura di essere scoperte come si è.

Non basta essere belli per piacere a qualcuno o essere fidanzati, bisogna avere un cuore in grado di accettare chi incontriamo e di mostrarsi per quello che valiamo, perché la bellezza prima o poi svanisce ma l’amore per qualcuno, quel calore e quella dolcezza con cui gli stiamo accanto, quello, non svanisce mai. Anche l’amore è un dono di Dio: non tutti sanno amare con il loro cuore e non con il loro corpo e questa è una grande forza di coraggio, è una difesa che possiamo usare e da cui siamo protetti.

Noi non amiamo solo i fidanzati, ma anche genitori e fratelli, perché quello è il primo amore che impariamo, anche se è un amore diverso. A contrastare le cose belle dell’adolescenza, però, ci sono quelle negative come: lo spaccio, il bullismo e il mondo “oscuro” di Internet. Se non sei al passo con i tempi rischi di essere escluso e ignorato e questo influisce molto sullo stato d’animo e sullo stress. I vizi, come i vestiti sempre firmati, le droghe, sono gli argomenti preferiti dai bulli. Ma soprattutto Internet, legato al mondo del telefono, usato nel modo sbagliato, può essere la rovina di tutto. Basta rendere pubbliche foto o video imbarazzanti di un ragazzo/a sui siti e si può cambiare la sua vita sociale con un nonnulla.

Ci sono delle azioni e delle nuove esperienze, che possiamo provare nell’adolescenza e che bisogna stare attenti a non prendere sotto gamba come: andare in discoteca, fumare, bere alcolici, passare le notti in bianco e partecipare a feste notturne. L’adolescenza E’ un radicale cambiamento fisico e mentale, che mi ha portato a delle azioni o a delle conseguenze che sono difficili da raccontare ai genitori. Un’esperienza fondamentale che ho imparato nell’adolescenza è stata quella di trovarmi un amico/a che abbia la testa sulle spalle e mi aiuti nei momenti di difficoltà. Oltre ad un consulente esterno, sarebbe di grande aiuto averne uno anche in famiglia, come un fratello o una sorella. E in mancanza di fratelli, anche un lontano cugino va benissimo!!

Anch’io sto attraversando questa fase e non posso nascondere che è un arco di tempo pieno di cambiamenti, che si vive una volta sola nella vita.

Io però, al momento, la vedo come una lotta. Io non so cosa spingeva i ragazzi della mia età ad escludermi dal loro MONDO, forse, perché so essere socievole ma anche molto timida…

Ma crescendo, si trovano le risposte alle proprie domande?? Boh… speriamo che la ruota della FORTUNA giri!

Quindi dopo tutte le esperienze “raccolte” per strada, nel suo lungo viaggio, l’adolescente è in grado di vedere quello che lo circonda come un grande sogno che si avvera, con i suoi incubi e i suoi principi azzurri, lo vede come una marea di desideri e di ricompense che ci riserva la vita. Anche a me piace molto sognare e immaginare le opportunità e le prove di fiducia che dovrò affrontare, mi rende sicura.

Ai giorni d’oggi, ogni cosa finisce e bisogna cogliere al volo tutti i momenti speciali, perché non si può tornare indietro, se non con la mente, bisogna guidare il treno nella giusta direzione e nella strada che vogliamo prendere. Ogni anno innumerevoli adolescenti, lasciano questo lungo treno per un’altra via e ogni anno ne entrano altrettanti per iniziare il viaggio. Ci si può accorgere solo immaginando che la strada non sarà mai tutta dritta, ma se si ascolta il nostro cuore e si viaggia con la paura di un genitore e con il coraggio di non deluderti mai, qualunque cosa sia, allora la strada seguirà un’altra strada e tu sarai pronto a saltare da una parte all’altra della tua vita. E adesso corriamo, sento già che il treno ha acceso i motori!

RIO: LO SPORT LEGA IL MONDO

Oggi lo sport è considerato spesso, solo, come una fonte di sfogo e di rilassamento.
Il suo scopo principale, secondo me, è invece quello di unire le persone di diverse culture e abitudini e farle integrare tra loro in un’azione di pace e coraggio.
Un esempio sono le Olimpiadi che quest’anno si svolgeranno i primi d’agosto a Rio de Janeiro,  un evento spettacolare e l’unico, che riesce ad unire gli atleti di tutto il mondoolimpiadi rio 2016Sarebbe bello che ogni bambino del mondo sappia che lo sport non è una competizione, ma un gioco, il gioco più coraggioso e impegnativo nella vita che ti aiuta a superare qualsiasi ostacolo. Lo sport è l’unica attività dove non c’è odio e tristezza. In cui bisogna dimostrare la propria lealtà per gli altri e per il mondo; per insegnare ai piccoli atleti o alle future generazioni che stare con qualcuno e battersi con lui senza portare rancore è una vera prova di sportività ed amicizia .La frase, secondo me che andrebbe detta ad ogni atleta è ” L’importante non è vincere ma partecipare” ed io aggiungerei “e divertirsi”. Mi viene in mente che a volte si vive in un ambiente in cui tutti vogliono essere migliori degli altri e sono pieni d’orgoglio e io invece credo che nello sport ci siano poche regole fondamentali tra cui:

  • non essere troppo orgogliosi ma divertirsi
  • imparare dai più esperti
  • saper stare con qualsiasi persona ed accettare la loro diversità
  • essere “regolari” e, per diventare i migliori, non barare mai, perché gli idoli non esistono, sono solo proiezioni della nostra mente e perché chi merita di essere il migliore è quello che lotta per i propri obbiettivi, ma anche per quelli della propria squadra
  • incoraggiare i propri compagni e credere nella forza d’animo che può emanare un gruppo, oltre che nelle proprie qualità.


Uno sportivo impara a proteggersi dalle insidie degli altri, perché apprende dai “nemici” a migliorarsi e viene stimolato dalla forza e dal coraggio.
Per esempio, a me piace molto lo sport ma soprattutto lo pratico e ho imparato a ricevere una vitalità e una forza che prima non avevo. Ci si stanca ad allenarsi duramente ma quando si ha come ricompensa un obbiettivo raggiunto  lo stimolo a continuare è fortissimo. Spero tanto che questo mondo si espanda e tutti ne conoscano la bellezza, perché lo sport è l’unica “fonte” che può unire persone con differenti origini in una manifestazione pacifica e piacevole, che porta grandi risultati e che dà valore al talento. Da questo punto di vista le Olimpiadi sono state una grande invenzione, basta pensare che nelle annate in cui si svolgevano i Giochi (con quattro anni di differenza uno dall’altro), si interrompevano le guerre per ritrovarsi tutti insieme.Con il passare degli anni, poi, le Olimpiadi si sono evolute e modificate: la corona d’alloro ha lasciato posto alle medaglie di metalli preziosi, sono stati introdotti l’inno ed i cerchi Olimpici per sottolineare l’armonia tra tutti i popoli e sono state accettate le donne, il che mi rende molto felice… Questo dimostra che anche nello sport c’è bisogno di un equilibrio tra i sessi e quest’anno ho avuto la soddisfazione di sapere che le atlete italiane ai Giochi di Rio saranno quasi quante gli atleti maschi!

Una cosa che mi ha stimolato molto ad andare avanti è stata la frase che per primo mi ha detto mio papà: “S’impara dalle sconfitte a gustare meglio il sapore della vittoria”.

E posso dire che quando si vince è molto più che piacevole, ma che anche perdere ha i suoi “valori” e pregi e cioè di costringerti a rialzarti quando si cade e di saper lottare per le proprie qualità. Sono felice che quest’anno ci siano le Olimpiadi perché questo darà speranza ai popoli in guerra, la speranza di un mondo unito, e sarà prova di coraggio, unione e fedeltà. Sarà molto difficile abbattere le barriere dello sport, perché è qualcosa che ha solo una mente, un solo cuore ma milioni di gambe pronte a correre verso la gloria o verso i pericoli per affrontarli insieme. Rio sarà quindi una chiazza scura su un foglio ancora più scuro dove verrà fuori la forza di un mondo intero e l’unione dei colori abbatteranno ogni dubbio.
Lo sport è faticoso, ma la soddisfazione di stare insieme  e di lottare per gli obbiettivi  ti dà il coraggio di andare SEMPRE avanti.

 

Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri

Papa Francesco parla ai ragazzi   di quanto il comprendere, il collaborare, lo stare insieme e la tolleranza siano le basi per vivere una vita nella pace. Invece,  vivendo nell’intolleranza , senza il rispetto e nell’insulto, si creano solo odio ed insofferenza e si innalzano i muri della incomprensione . Un nostro video dalla GMG 2016 , con le parole del Papa,

Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono e l’odio cresce: quando c’è divisione, cresce l’odio. I ponti uniscono, e quando c’è il ponte l’odio può andarsene via, perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro. A me piace pensare e dire che noi abbiamo, nelle nostre possibilità di tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano. Quando tu stringi la mano a un amico, a una persona, tu fai un ponte umano. Tu fai un ponte. Invece, quando tu colpisci un altro, insulti un altro, tu costruisci un muro. L’odio cresce sempre con i muri. Alle volte, succede che tu voglia fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa e dall’altra parte non te la prendono: sono le umiliazioni che nella vita noi dobbiamo subire per fare qualcosa di buono. Ma sempre fare i ponti. E tu sei venuto qui: sei stato fermato e rimandato a casa; poi hai fatto una scommessa per il ponte e per tornare un’altra volta: questo è l’atteggiamento, sempre. C’è una difficoltà che mi impedisce qualcosa? Torno indietro e vado avanti, torno e vado avanti. Questo è quello che noi dobbiamo fare: fare dei ponti. Non lasciarsi cadere a terra, non andare così: “mah, non posso…”, no, sempre cercare il modo di fare ponti. Voi siete lì: con le mani, fate ponti, voi tutti! Prendete le mani… ecco. Voglio vedere tanti ponti umani… Ecco, così: alzate bene le mani. E’ così. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani.

Papa Francesco  GMG 2016 Polonia

 

 

Genitori Pokemon o adulti consapevoli, intrattenimento o educazione alla vita

Ieri parlando con i ragazzi, sul fenomeno del momento, mi hanno detto:
Noi preferiamo stare insieme e ricordarli , ci guardiamo negli occhi e ne ridiamo, felici. Ricordiamo le infinite battaglie con le carte, giochiamo a chi se ne ricorda di più. meglio che andare in giro come zombie. Sembrano quelli di Walking Dead.
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Poche parole ma che fanno riflettere. Adesso ai bambini, e non solo, hanno spiegato che non ci si deve più guardare negli occhi, che si deve fissare solo uno schermo. Si va a cercarli in gruppo, con gli “amici”. E bello e divertente, anche perché, è “social”, è “fico”, si sta insieme, sono in tanti a farlo nel mondo, ne parlano tutti..
Però, anche se non si vuole ammettere, spento lo schermo, usciti da quella realtà, si rimane soli, abbandonati, con quella strana sensazione di vuoto che bisogna subito riempire con un altro divertimento , altrimenti si rischia di valutarsi, di guardarsi dentro, di scoprire le proprie paure e di crescere nella difficoltà affrontando i rapporti e la propria vita reale. Meglio giocare, divertirsi e fingere.
Proprio in base a questo e multinazionali dell’intrattenimento,non dell’educazione, hanno deciso che era maturo il tempo. Le menti avevano smesso di valutare ed erano pronte ad accettare il condizionamento, per essere nuovi schiavi. 
Tutti ora sono pronti ad onorare il re marketing, camuffato da innocente gioco per bambini.
Genitori ! Se siete felici di tutto questo: lunga vita a Pokemon Go.
Alrimenti, non sottovalutate quello che subiscono i vostri ragazzi e date loro una mano, con le attenzioni, con un abbraccio, con la premura di aiutarli per la loro vita adulta e non con un nuovo gioco. Di, quello, nella loro vita affettiva, rimane poco.

La “sfiga” di atterrare in una casa dove c’era già un fiocco celeste

 

Ospitiamo nel nostro “nuovo corso” Le storie di Giulia. Chi è Giulia: 13 anni,una ragazza come tante, con una passione in più, scrivere, immaginare e raccontare. Tutti noi dovremmo leggere e saper ascoltare questa preadolescente, termine associato spesso, solo ad una serie di problemi.  Giulia ci parla del conflitto e di come sia importante e , se ben indirizzato, generi il confronto , l’autostima, la tolleranza e soprattutto la capacità di ascolto. Questo ci dice Giulia, con le sue semplici parole, chiedendosi se sia veramente fortunato chi è figlio unico.. Benvenuta tra noi e grazie in attesa di un’altra storia di Giulia.

                       LITIGI TRA FRATELLI: LA “FORTUNA” DEI FIGLI UNICI?        
Oggi,  i ragazzi che nascono figli unici, considerano questo evento come una “botta di fortuna”.

Per spiegare questo teorema, trovano molte ragioni:: avere i genitori tutti per sé, essere i preferiti da mamma e papà, non avendo nessuno con cui concorrere, ricevere più regali, non dover condividere i propri spazi ed altre mille motivazioni, tutte studiate nei minimi dettagli.

In realtà la “sfiga” di avere un fratello è determinata dalle liti e dalle “guerre” che scoppiano  in casa ogni volta che qualcosa va storto o che si trova il modo più strano e ingegnoso per far arrabbiare i nostri fratelli. Di solito la parola PACE non viene mai pronunciata da uno dei due litiganti, neanche sotto tortura e quelle rare volte che viene pronunciata, c’è sempre lo zampino di un genitore.
Le ragioni principali per cui si litiga sono sempre le stesse: i giocattoli, i regali, le presunte preferenze o attenzioni ricevute… e così, certe volte, si arriva anche a mettere in discussione gli affetti. Con il passare degli anni però i fratelli iniziano a sentire il bisogno di uno spazio tutto loro e le ragioni dei litigi che una volta apparivano di vitale importanza, adesso diventano stupide ed insensate, ma in compenso sorgono altri problemi a non finire.

litigi

Il nostro umore, talvolta, è sollecitato dalla carenza di tranquillità che si espande nelle case e le liti sono al centro di tutto: si diventa ipersensibili e basta poco per far traboccare il vaso.

Ci si potrebbe divertire facendo una classifica sulle famiglie numerose meno litigiose: le vincitrici sarebbero, a parer mio, quelle con una lieve distanza di età tra i figli, dove si cresce insieme e gli ostacoli sono gli stessi per tutti.

Io sono sicuramente da primo posto nella Classifica letta al contrario.

Innanzi tutto ho avuto la “sfiga” di atterrare in una casa dove c’era già un fiocco celeste attaccato, rimpiazzato dal mio, dove, fino al mio arrivo, l’atmosfera era accogliente e tranquilla. In seguito sono cresciuta a quattro anni di distanza da mio fratello e quindi con tutti gli sforzi necessari la gelosia non era il nostro problema principale. Infine con il passare degli anni l’età mi ha condizionato: io avevo bisogno delle mie attenzioni  e quel tempo che intercorreva tra me e mio fratello si faceva sentire.

Avevo sempre pensato anch’io che era una “sfortuna” avere un fratellone, sentirlo criticare le mie abitudini , i miei vestiti e i trucchi, specialmente se non ero d’accordo, mentre mi accorgo che la lotta che ormai combatto da tredici anni mi è servita a riflettere che avere un fratello più grande o più piccolo è un impegno che genera, però, delle qualità.

E cioè, costringe a ricordarsi sempre che è l’unica  persona al mondo che ci sentiamo veramente di dover proteggere o da cui siamo protetti ed è una sensazione, un calore straordinario, capace di portare semplicità, felicità  e sicurezza in noi stessi; è quello persona  che si avvicina di più a te e anche se brontola o si arrabbia, è l’unica che ha il diritto di far valere le sue scuse o le cui promesse contano più di qualsiasi cosa.

Non è dunque propriamente una sfortuna ma la persona che, anche se non te lo dice ti vuole bene, pure quando si litiga, oggi è molto difficile da trovare. Uno che quando gli viene fatto un torto perdona con la facilità di un fratello, non è un articolo che si compra al mercato. Riflettendoci bene, le liti DEVONO esistere in una famiglia, perché nulla è perfetto e credo che nelle famiglie dove c’è più di un figlio (e quindi più di un litigio) si generi un amore tra fratello-fratello che in quelle con un figlio solo manca, forse per l’assenza di qualcuno che ti contraddica.

Alla fine non si può stabilire il vincitore, ma di sicuro, quando si litiga con un fratello, si desidera tanto essere figli unici e quando si sta un po’ da soli si sente la necessità di fare pace e di ricominciare per l’ennesima volta.

Giulia L.

Non accontentiamoci. #puntiamoinalto

Non è buona regola “abbandonare” un blog per cosi tanto tempo, ma era giunto il momento di riflettere per migliorare la costruzione del nostro progetto . Molte cose sono state dette, molti momenti sono stati vissuti, molte cose sono accadute.  Tutto questo è servito per crescere ed evolvere, per raggiungere nuovi obiettivi, per non rimanere chiusi in una gabbia autoreferenziale, per mutare da crisalide a farfalla. Gia ci sentivamo un po  farfalle, ma ora ne siamo consapevoli. Con nuovi progetti e nuove idee sul nostro territorio. Siamo pronti a cambiare i percorsi ed aprirci a nuove sfide. Continueremo coinvolgendo anche altri ragazzi, oltre la decina di quelli “stabili” e quelli di altrettante collaborazioni saltuarie, con l’unico fine di renderli protagonisti, oltre quello che già sono. Cominceremo ad avvicinarci ai preadolescenti, e alle loro difficoltà. Nascerà un progetto sulla genitorialità condivisa per figli e genitori. Un altro progetto in cui i “maestri” saranno i ragazzi, pari a pari ,con i loro talenti e competenze che trasmetteranno idee e progetti, in un clima di apprendimento condiviso. Il tempo passa e ci ha fatto capire come ci serva per renderci competenti e  l’esperienza fatta sul campo, ci fa sentire in sintonia con la meravigliosa frase di Papa Giovanni II. giovanni paolojpgComunque continueremo sempre ad occuparci e a parlare delle cose del mondo e di quello che ci sembra poco detto o che ci viene in mente, come pensiero non convenzionale. Abbiamo sempre dentro di noi la convinzione della bellezza di #noneuncontinentenero.